Eccoci alla seconda tappa del minitour "LEtture italiane. Dopo aver toccato la (per me) negativa tappa fra le pagine di Fabio Volo, mi sono lanciato a capofitto in uno dei scrittori sul quale il giudizio è sempre molto polarizzato, o si ama o si odia. Insomma, ho letto questo libro del Baricco, vediamo che ne esce fuori.
Castelli di Rabbia
Una cosa che mi ha dato qualche problemino in più sono i salti temporali, specialmente perchè sono poco chiari a causa della grossa peculiarità dell'opera (ma, conoscendo lodi e critiche al Baricco, penso si possa espandere a "peculiarità dell'autore"): sovente ci troviamo di fronte a veri e propri momenti di esaltazione letteraria, se mi passate il termine.
Non di rado alcuni paragrafi tendono a raggiungere un innalzamento del ritmo talmente elevato da farti sentire il fiato corto anche se stai leggendo a mente. Questo, associato ad una certa ricchezza lessicale, porta a quella definizione di "scrittura barocca" che sempre ho sentito nominare riguardo al Baricco e che non posso che confermare appieno.
Quando mi imbatto in questi passaggi, spesso provo la sensazione che quelle righe suonerebbero molto meglio in un teatro anzichè sulla carta, in un monologo declamato a viva voce anzichè un paragrafo di un libro. A confermare ancor di più questa mia sensazione sono le ripetizioni: ci sono momenti in cui lo scrittore martella e ripete ossessivamente certe frasi, come a volerti trafiggere la testa o, appunto, martellarti con un jingle caparbio e un pò fanatico.
Andando al sodo, i personaggi, nel loro fare strano, mi piacciono. Mi piace il sognatore Rail e mi piace la singolare inventiva di Peckish. a Differenza di quanto accadeva col libro di Fabio Volo, qui la mancata ragionevolezza delle loro azioni viene in qualche modo giustificata da un contesto che ha tutto un sapore particolare, diciamo fantasioso e sognatore.
Direi che il mio pensiero su Baricco è che vada letto quando già di per se si è in un momento positivo: il suo continuo esaltarsi ed i ritmi frenetici che getta nelle proprie pagine, possono ben accompagnare uno spirito ben disposto, portandolo su vette di estasi e godimento (strettamente letterario eh! :P ) . Al contrario è mia opinione che vada assolutamente evitato se il lettore si trova in una fase cupa e negativa della propria vita. La persona che "ha i suoi problemi" secondo me troverà odioso e saccente quel modo di scrivere che è proprio del Baricco; non potrà fare altro che storcene il naso e pensare "ma chi si crede di essere questo qui? Ma che si crede, che sa scrivere bene solo lui?".
Ribadisco il concetto, riassumendolo:
Alessandro Baricco, secondo la mia modesta opinione, è un catalizzatore di emozioni. Se stai bene, ti fa stare meglio. Se non stai bene, ti fa innervosire. Non adatto a coloro che cercano una lettura "per tirarsi su".
Mi piace? Mi piace a tempi alterni. Dovrò approfondire la questione.
Rimandato a settembre.
Nella prossima puntata:
Come anche suggerito da alcuni commenti, nella prossima puntata avrò a che fare con un autore dal quale mi aspetto davvero tanto: "Elianto" di Stefano Benni sarà il prossimo libro che verrà da me letto, masticato e digerito :)