Oggi sono stato ad un funerale.
Purtroppo il papà di un mio collega ha bruscamente cessato la sua esistenza senza dare a nessuno il tempo di prepararsi per tempo all'evento.
Ognuno ragisce a modo suo a tragici eventi di questa natura: c'è chi si dispera, chi si lancia in tristi spettacoli, c'è chi si tiene tutto dentro, pronto ad esplodere come una pentola a pressione.
Si ricorda chi non c'è più, si parla del fatto che lui faceva questo, aveva detto quello.
In casa del defunto c'è l'albero di Natale ancora incompleto, lo stava finendo lui.
C'è il suo angolino degli attrezzi che invano attende il suo unico fruitore, sarà dura smantellarlo.
Non si sa mai cosa dire, non si sa mai cosa fare. "Non ho parole" è uno stato mentale quanto mai appropriato, specialmente per chi come me non ha ancora (*sgrat sgrat*) esperienza di una tragedia simile; posso immaginarla, posso paragonarla ad altro, ma non la conosco e non la vorrei conoscere mai. Povero illuso.
"Condoglianze" è la formula magica con cui tutti riescono a mettersi l'animo in pace e fare la loro parca figura; "Condoglianze" dona sicurezza nell'incerto individuo che da un lato si sente di dover partecipare e dall'altro Non ha Parole.
Di Condoglianze ne è piena ora la casa del mio collega, ma sticavoli inzomma.
La morte aleggia silente e penetrante e di giorno in giorno l'assenza del malcapitato diverrà sempre più evidente, sempre più reale, sempre più sofferta.
Ad un certo punto, non oggi, non fra una settimana, ma dopo, tutti gli attuali equilibri crolleranno. Un nuovo ordine andrà stabilito in quella casa, chissà cosa ne uscirà fuori! Chissà se il fratellino artistoide che con noncuranza vive la sua vita si ritroverà a dover cambiare registro in casa, chissà cosa accadrà ora al mio collega che continuerà a vivere a 650 chilometri da casa, ma senza più una bussola che gli indica la direzione e con in più la preoccupazione di una madre che è ora anche vedova.
Si ha paura a parlare della morte, la morte zittisce tutto e tutti, la morte logora chi resta al di qua. Anche se la giornata di oggi si è svolta in una pacatezza quasi irreale e totalmente diversa da altri funerali cui ho assistito in passato, mi è oggi un po' più chiaro che certi legami, anche se in primo piano non si notano, sono forti, fortissimi.
Io non ho paura della mia morte di per se, non ne ho mai avuta oserei dire.
Ho paura di cosa lascerei qui da morto, dei miei genitori e della mia saretta che si ritroverebbero con le loro vite ridotte a puzzle con diversi pezzi mancanti.
Ho paura di ricevere un giorno una telefonata e sapere che mio padre guidando l'ennesimo TIR è finito in una brutta situazione, l'ultima di una vita che non gli ha regalato altro che ingiustizie.
Tratto la morte da incosciente ma ne temo gli effetti nefasti per chi mi sta intorno. Sarà una malsana declinazione del mio immancabile altruismo.
sono dispiaciuto per il mio collega e sono un po' confuso, non ho mai pensato così tanto alla morte quanto oggi, manco quando mi è morto il nonno. si vede che oggi l'argomento mi interessa di più o lo temo di più. (non per me, again, ma per chi mi sta attorno!)
Metto fine a questo post sconclusionato e vi saluto in attesa di giojosi argomenti natalizi :)
5 commenti:
Sai la morte è davvero un argomento difficile, a volte non sai davvero come reagire o cosa fare...io personalmente rimango sempre spiazzata e cado in uno stato tale che la mia mente non riesce a ragionare, come se si rifiutasse di accettare l'idea di quanto accaduto...quasi 4 anni fa ho perso mio zio allo stesso modo del tuo collega..all'improvviso ci ha lasciati...è successo di notte, si era alzato per andare in bagno ed è cascato...ha lasciato 3 figli che vivevano con lui e per lui...da allora ogni notte quando mi sveglio un'angoscia mi assale e quando vedo la luce accesa nel bagno ma non sento rumori, temo sempre che anche a mio padre possa accadere e ho paura...
E' difficile superare questi momenti, anzi, come disse una sera un mio amico, non si supera affatto, ma almeno impari a conviverci o quantomeno ad accettare la cosa...
Fa male pensare di poter perdere le persone a noi care, fa male perchè anche se si sta lontani, quando accade qualcosa a una di loro, perdiamo un pezzo di noi che non tornerà più...
per anni ho vissuto aspettando la morte di una persona cara, sapendo che era molto malata e non aveva speranze, ma la medicina poiché era una malattia rara non sapeva quantificare il tempo che le rimaneva.
mi son chiesta tante volte se non fosse meglio ricevere una botta in testa e scoprire che non ci sei più piuttosto che quell'attesa straziante.
non ho trovato una risposta ancora, se non che una risposta forse non c'è e che comunque non dipende da noi
io ci son passata proprio lo scorso natale con mio zio...capisco alla perfezione tutta la situazione...
Io cerco di non pensarci alla morte,perchè tanto è sempre lì come una compagna/nemica di quella vita che ci accompagna negli anni...
Una morte,soprattutto improvvisa,è come un vertiginoso senso di vuoto assoluto.Un baratro che si apre sotto i piedi...
aggiungo solo una cosa.
Il dolore non passa.E' il tempo che lo fa solo addormentare lentamente,ma è sempre lì.
Anche se forse questo non è il post più adatto, ci tenevo comunque a lasciarti i miei auguri più cari, perchè nel tuo cuore possa trovare tanta gioia e serenità da condividere con quelli che ami :)
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